La stella argentina che sfiderà l’Inter ha un bisnonno emigrato da Ripacandida, provincia di Potenza
Un talento che suscita “hype” mondiale. La parola è americana ma ormai universale: “hype”, quell’aspettativa febbrile, talvolta esagerata nell’era dei social, che circonda i fenomeni nascenti. È il termine perfetto per descrivere l’attenzione globale che avvolge Franco Mastantuono, la giovane stella del River Plate che presto affronterà l’Inter nel Mondiale per club negli Stati Uniti. A soli 17 anni, Mastantuono è già considerato un prodigio tale da spingere il Real Madrid a investire 63 milioni per assicurarselo, un talento che sta facendo parlare di sé dai caffè di Buenos Aires fino alle redazioni sportive europee.
Ma c’è un dettaglio in questa storia che assume un significato particolare proprio alla vigilia della sfida contro una squadra italiana: le origini del ragazzo prodigio, che affondano nel cuore della Basilicata.
Da Ripacandida all’Argentina: il viaggio di una famiglia
Un paesino lucano alle pendici del Vulture. Dopo mesi di ricerche genealogiche in Argentina, finalmente è emersa la verità sulle radici italiane di Mastantuono. Il bisnonno paterno partì per cercare fortuna oltreoceano da Ripacandida, minuscolo centro della provincia di Potenza che oggi conta appena 1.542 abitanti secondo l’ultimo censimento. Un luogo affascinante, adagiato sulle pendici del Monte Vulture, massiccio vulcanico circondato da vigneti che producono l’apprezzato Aglianico del Vulture.
A confermare l’origine ripacandidese è stato lo stesso Cristian Mastantuono, padre del giovane calciatore, che non ha nascosto una certa soddisfazione nel sapere che le radici familiari non sono troppo distanti da Napoli, terra santificata dal passaggio di divinità argentine dal piede mancino. Nel piccolo borgo lucano, il cognome Mastantuono è ancora diffuso, con diversi professionisti che potrebbero essere parenti lontani della giovane stella.
Una famiglia determinante nella formazione del talento
Tennis o calcio: l’infanzia di un predestinato. Uno degli aneddoti più affascinanti sulla biografia di Franco riguarda il suo passato da tennista promettente. Prima di dedicarsi completamente al calcio, il giovane era considerato tra i migliori Under 10 di tutta l’Argentina con la racchetta in mano, ricordando per certi versi la storia del nostro Jannik Sinner con gli sci. Una versatilità atletica che evidenzia doti naturali straordinarie.
Cristian Mastantuono non è stato solo un padre, ma anche il primo allenatore di Franco nella scuola calcio del River Plate ad Azul, provincia di Buenos Aires, cittadina da cui proviene l’intera famiglia. È stato lui a trasmettergli disciplina e perseveranza, valori fondamentali per emergere nel competitivo mondo del calcio. Come evidenziato nell’articolo sul ritorno in campo di Immobile e Acerbi, anche per i campioni affermati questi principi rimangono essenziali durante tutta la carriera.
Altrettanto significativo è stato il contributo della madre, Sofia Bruno, laureata in Sociologia e impiegata all’Istituto Nazionale di Tecnologia Agraria. Grazie alla sua formazione accademica, ha saputo instillare nel figlio l’importanza delle dinamiche di gruppo e delle relazioni interpersonali all’interno di una realtà complessa come quella di un club prestigioso.
Un talento che ha già scelto la sua bandiera
Nessuna chance per l’azzurro. Franco non è ancora maggiorenne – un dettaglio che colpisce se si pensa che potrebbe quasi essere figlio del suo compagno di squadra, il portiere 38enne Franco Armani – ma ha già le idee chiarissime sul suo futuro internazionale. Nonostante anche il cognome materno, Bruno, suggerisca origini italiane, qualsiasi possibilità di vederlo con la maglia azzurra si è spenta rapidamente.
L’Argentina ha bruciato le tappe facendolo già esordire nella nazionale maggiore, chiudendo la partita prima ancora che iniziasse. Gli esperti di https://librabet.net/it/ sottolineano come la rapidità con cui un talento viene blindato dalla propria federazione sia diventata una strategia fondamentale nel calcio moderno, specialmente per quei giocatori con doppia nazionalità potenziale.
Un giorno, probabilmente, Mastantuono indosserà la leggendaria maglia numero 10 che fu di Maradona e Messi, e gli abitanti di Ripacandida festeggeranno questo loro “figlio” d’oltreoceano, anche se per il momento i tifosi dell’Inter sperano che il suo talento non si manifesti troppo presto durante l’imminente sfida del Mondiale per club.
La storia di Mastantuono è l’ennesimo capitolo di quel legame profondo tra Italia e Argentina, un ponte invisibile costruito da milioni di emigranti che, come il bisnonno di Franco, attraversarono l’oceano portando con sé sogni, speranze e un patrimonio culturale che continua a manifestarsi, generazione dopo generazione, anche attraverso le prodezze di un ragazzo prodigio su un campo da calcio.